Circe

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Drammaturgia di Matteo Tarasco

Con Teresa Timpano

E con Federica D’Angelo

Regia, scene e luci Matteo Tarasco

Musiche originali Claudio Bagnato

Costumi Chiara Aversano

Direttore di Scena Paolo Pannaccio

Assistente scene e costumi Antonino Serravite

Assistente alla regia Pasquale Pacilè

Sartoria Sartoria “Non solo moda” di Fortuanta Marra

Foto di scena Matteo Nardone

Co-Produzione Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria e Scena Nuda – Festival Miti Contemporanei

Note di Regia

Chi è Circe? Una dea? Una maga? Un’ingannatrice? Un’avvelenatrice? Perché vive sola su un’isola sperduta in mezzo al mare? Perché trasforma gli uomini in maiali? Molti misteri avvolgono questa figura inquietante. Il nostro spettacolo è un’indagine, un viaggio alla scoperta di una donna la cui vera storia non è stata ancora raccontata. La nostra Circe vive in una casa-discarica, l’antro oscuro di un’accumulatrice seriale, un’isola di ciarpame, una distesa di sacchi della spazzatura e oggetti dimenticati, retaggio di una civiltà in rovina, la nostra. Fumi d’incendi oramai spenti s’innalzano stanchi verso il cielo. Il cielo è sempre plumbeo. Tuoni lontani che annunciano una tempesta sempre in agguato che non riesce mai a scatenarsi. Da una radio abbandonata fuoriesce una vecchia canzone. Sempre la stessa. In questa terra di nessuno assistiamo al finale di una partita che Circe ha giù perduto, come tutti noi.

 Note sulla Scenografia

La re-visone del mito, ovvero l’atto di voltarsi indietro e guardare con occhi nuovi, il tentativo di penetrare un testo antico da una nuova prospettiva. Abbiamo bisogno di conoscere il passato, i grandi classici, ma di svelarli in modo diverso da come li abbiamo conosciuti sino ad ora, compito del teatro oggi non è tramandare una tradizione ma spezzare la sua presa su di noi, re-visione, come ricreazione di un punto di vista, rigenerazione del mito attraverso la prospettiva nuova di un’accresciuta coscienza sociale culturale e umana, per comprendere meglio il nostro ruolo nella storia del mondo. Operare una re-visione del mito significa anche ricrearlo proiettando sulle sue figure millenarie immagini nuove. Un tempo la poesia serviva per ricordare all’essere umano di mantenere l’armonia con la natura, con le altre creature viventi. Oggi la poesia ci ricorda che l’essere umano ha ignorato questo avvertimento, ha messo a soqquadro il mondo creando il caos (per questo la nostra scena rappresenta una discarica) attirando rovina su di se per le generazioni future. Il potere dunque oggi non consiste in filtri magici o pozioni miracolose, ma in una nuova visione del mondo della natura dell’uomo. Circe può farsi tramite di questo nuovo potere la sua capacità di comunicare con la natura di comprenderne la sacralità è ora da celebrare come salvifica. Questo a lei oggi, possiamo chiedere, una rinnovata connessione con la natura, questo dobbiamo implorare alla dea della trasformazione noi, esseri umani contemporanei, naufraghi nel mare del consumismo, noi, ai quali la natura appare come risorsa da sfruttare, sostanza da ingerire, da inondare di rifiuti della nostra civiltà. Che Circe ci trasmuti, ci faccia tornare a un’originaria purezza animale, ci faccia riscoprire l’amore e il rispetto per la natura. Circe può rivelarsi oggi trasformatrice potente facendosi carico di indirizzare il futuro dell’umanità verso nuovi orizzonti, su un mare non più discarica ma restituito alla sua funzione originaria di risorsa vitale.

MATTEO TARASCO